A volte (molto raramente purtroppo) il Dio denaro non ha la meglio, non vince. E' il caso del campione giallorosso che ha smentito le voci di una sua imminente cessione al Manchester City. Solamente pochi giorni fa la squadra dello sceicco Mansour sembrava pronta a tutto pur di chiudere la trattativa inoltrando una faraonica offerta di 55 milioni di euro.
"Ne ho lette di tutti i colori, ma dopo tutte queste tarantelle è giusto che dica la mia. E' successo quello che succede sempre in estate con i giocatori più richiesti: ci sono state delle offerte, ma io non ho mai chiesto a nessuno di andare via, mai. Quante squadre mi hanno cercato? Una, quella che sapete tutti. E' quella che ha fatto i passi più importanti. Ho parlato una volta con Mancini che voleva sapere cosa ne pensavo, ma non è vero che ho contatti frequenti con lui, così come non li ho avuti con un altro allenatore di un'altra squadra importantissima che non ho mai sentito in vita mia" afferma De Rossi "Ho detto a chi dovevo dire che volevo rimanere qui. Ho informato il mio procuratore e le parti interessate a comprarmi. E per me lì il discorso è finito. Non ho mai avuto dubbi: potrebbero crearsi in futuro, ma non ora. L'unica cosa che posso promettere è che il giorno che vorrò andare via, se mai succederà, e potrebbe succedere lo farò da uomo, prendendomi le mie responsabilità. Farò una conferenza per dire che voglio andare a vincere la Champions piuttosto che il campionato tedesco, o che voglio guadagnare venti euro di più. Però non è mai successo. Questa è la mia verità e spero che la mia onestà sia una garanzia da questo punto di vista" e aggiunge "In questa occasione ho risposto che volevo restare qui. Quando la società verrà a dirmi che me ne devo andare, in base alla motivazione che mi daranno, ragionerò. Mi ricordo di Nesta: con la sua cessione ha risanato la situazione economica della Lazio. Ma non mi sembra il caso della Roma".
Insomma, almeno per una volta sembra prevalere, nel mondo del calcio, un aspetto ormai rarissimo, quello dell'attaccamento alla maglia, ai tifosi e alla città a dispetto degli interessi economici.
Ci auguriamo che questo tipo di comportamento sia un esempio anche per altri campioni che si possono considerare a tutti gli effetti dei meri mercenari del calcio, cambiando casacca ogni anno a colpi di petroldollari, rubli o dollari.
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